GIORGIO TRENTINI

Gli artisti naif sono sempre pronti a lasciarsi sorprendere dalla bellezza apparentemente comune delle cose, muovono da una coscienza attraversata da tratti istintuali dove la prima accezione ascrivibile risulta essere la verità.

Giorgio Trentini nasce il 4 settembre del 1945 a Vigo Lomaso (Comano Terme – Tn) dove è cresciuto e dove vive. E’ autodidatta, ma conosce la pittura delle epoche passate, la logica un poco primitiva ed esotica delle figurazioni che condizionarono l’arte pre impressionistica, quell’arte naif dove “forma elementare” e “spontaneismo” rimasero confinati e lontani dalle riconosciute applicazioni dei Salon Officiel, maggiormente vicini invece alle antiaccademiche pratiche dei Salon des Indipendants.

La pittura di Giorgio Trentini seguendo le tracce storiche indicate da Henry Rousseau (1844-1910), rimanendo ancorata alle forme ingenue e prive di regole perseguite da Antonio Ligabue (1899-1965) ponendosi come rispettoso “manierismo” stilistico del conterraneo Carlo Sartori (1921-2010) vuole ancora una volta manifestare una narrazione “Amarcord”, presentandosi dentro una pragmatica della bellezza pervasa di campagnolo realismo.

Lo sguardo di nostalgia verso le cose del mondo agreste viene inteso come ‘modus operandi’ per una confessione di profondo amore per le cose semplici che nel tempo hanno connaturato un’esistenza certamente carica di fatiche ma dove anche non sfugge il grande senso di rispetto per la natura ed una percepibile dignità.

Dentro vaste panoramiche d’altopiano alpino ecco la saga dei suoi abitanti mentre stanno svolgendo le più tradizionali azioni di lavoro contadino; la raccolta del fieno ormai seccato dalle vibrazioni del sole, la placida attenzione del pastore che accompagna il gregge lungo i pendii erbosi, il lento ritorno verso casa dopo l’aratura dei campi…

Una pittura docile e armoniosa, quasi una figurazione favolistica dove si intrecciano momenti del giorno in un rimando d’immaginazione al quale il caldo afflato delle policromie sembra restituire sostanza di luce e pienezza di vitalità.

In talune opere lo squarcio azzurro del cielo lascia dilatare i chiarori del giorno fino a vanificare la presenza delle ombre, mentre nelle composizioni dove vengono suggeriti momenti preserali, si insinua una ulteriore e decisa partecipazione delle tonalità scure. E’ quest’ultimo tratto il più esplicito e riconoscibile della maniera di Giorgio Trentini, la formula espressiva per la definizione tridimensionale che, unitamente ad una vaporosa ed eterogenea economia dei colori, dispone per una risoluzione pittoresca ed originale.

Appare infine una visione dove il paesaggio viene segnato attraverso profondità spaziali, anche se queste ultime non risentono delle emanazioni pulviscolari della prospettiva aerea, rimanendo nitidamente percepibili fin nelle lontananze più remote.

E’ questo dunque un universo di estasi, dove il tempo reale sembra aver rallentato le sue progressioni, dove si ritrovano segni e persistenze della memoria, in un flusso estetico al quale tutti sentiamo di appartenere, unitamente a Giorgio Trentini testimone e autore di una pittura colma di affetto e sincerità.