BISTI, FOTOGRAFI A MADONNA DI CAMPIGLIO
Nel 1947 a Madonna di Campiglio arriva da Venezia un fotografo, il cui destino lo porterà a documentare una parte fondamentale della vita del paese regalando ai posteri le immagini più simboliche ed evocative della località.
Si chiama Giovanni Battista Luconi, ma tutti lo conoscono con quel diminutivo con il quale firma le sue opere e la sua bottega: Bisti.
Per Campiglio il suo arrivo è una fortuna; grazie al suo obiettivo, decenni di momenti memorabili e irripetibili sono registrati e conservati per le generazioni che verranno.
Con la sua macchina fotografica il Bisti arrivò in tempo a cogliere gli ultimi attimi della Campiglio dimensione villaggio alpino, con tanto legno e poche case; la sua serie di immagini più famosa, quella dell’incredibile inverno 1951, ci rende oggi la visione di un momento arcadico, la memoria visuale di un istante tanto simbolico quanto effimero come la neve, e al contempo il confine tra la dimensione di piccolo paese di montagna e di nuovo resort moderno, passaggio conseguenza del boom economico degli anni Sessanta/Settanta, che stravolse il paese consegnandogli una nuova dimensione.
Il testimone passa poi ai figli, Franco, classe 1961, e soprattutto Paolo, classe 1966, iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti nonché collaboratore de “L’Adige” e poi de “Il Trentino”, prima di collaborare con varie altre testate come freelance e preparare il terreno a numerosi studi e pubblicazioni inerenti la ”sua” Madonna di Campiglio.
Naturalmente cambiano le tecniche, a suo tempo incentrate sul bianco/nero ma rimane la passione e lo slancio della testimonianza di una realtà dinamica: dagli ineguagliati panorami del Brenta alla “3Tre” per la coppa del mondo di sci, passando attraverso le varie manifestazioni della celebre località, le mitiche funivie, fino all’attuale Ski Area della perla delle Dolomiti di Brenta.
Nella sua veste di appassionato ricercatore Paolo approfondisce poi la storia di Campiglio e della Val Rendena, ma anche del Brenta grazie a numerosi libri: gli ultimi dei quali sono Madonna di Campiglio, storia e mito di un villaggio alpino (2013) e Madonna di Campiglio e le sue funivie (2017), tutti lavori di alto valore documentario che “regalano” a Campiglio la sua vera, grande storia.
Ereditando dal padre Giambattista il talento nella realizzazione di splendide immagini, come fotografo porta avanti la vocazione di famiglia proseguendo nella documentazione della vita del suo paese, curando il più importante archivio fotografico-storico a essa dedicato.
Soprattutto è al centro della sua attenzione il paesaggio, vero snodo tra vita della località, i suoi abitanti e il tessuto economico e sociale soggetto a una sempre più rapida trasformazione e per ciò stesso bisognoso di testimonianza.
E’ quindi attraverso il Centro Studi Judicaria e la sua specifica sezione Judicaria Arte che, dopo la prima, dedicata a Roberto e Luigi Bosetti nel 2009 e la seconda a Emanuelli Fotografi in Arco nel 2012, si aggiunge questa terza puntata nell’affascinante mondo della fotografia, restituendo omaggio ai “Bisti” testimoni della memoria visiva di Madonna di Campiglio.