FAUSTO IORI – La scultura lignea – Mostra personale
Fausto Iori nato a Bivedo il 13 gennaio 1960, è scultore del legno dopo aver frequentato corsi di formazione presso la Scuola del Legno di Praso e di Pranzo. Con il maestro Mario Ricci studia le potenzialità espressive della scultura; con il maestro Maurizio Merli si perfeziona nella tecnica dell’intarsio e in punta di coltello. Ed ancora studia gli elementi dell’intaglio con il maestro Luigi Aldrighetti, e si perfeziona frequentando il corso di scultura avanzata tenuto dal maestro ronconese Emanuele Mussi.
E’ iscritto all‘Associazione Artisti delle Giudicarie Esteriori, alla quale non manca di partecipare con opere specifiche in numerose esposizioni collettive organizzate sul territorio, ed alla quale assicura il suo personale contributo estetico attraverso le esposizioni personali. Da ricordare anche le partecipazioni alle mostre di “Esteriorarte” organizzate dalla Biblioteca di Valle di Comano Terme e ad “Esteriorarte” organizzata dalla Azienda di Promozione Turistica di Comano Terme. Non ultima la presenza al Concorso d’arte “G. Riccadonna” di Rango.
La sua tecnica si esplica sia in tuttotondo che in bassorilievo, non trascurando occasionalmente anche l’impiego del pigmento colorato, al fine di una realizzazione policroma piuttosto coinvolgente.
Attraverso questa ricchissima esposizione antologica allestita presso le sale del Centro Studi Judicaria a Tione di Trento si manifestano in tutta la loro complessità le allegoriche e popolari elaborazioni scultoree, le arcaiche e fascinosamente selvagge interpretazioni della cultura alpina, pensate e realizzate con tensione emozionale e carattere, fra le maggiormente interessanti di questo secondo decennio degli anni 2000.
La sua interpretazione della materia suggestiona per l’impronta naif, per la determinazione a rimanere dentro i confini di una ricerca spaziale e plastica piuttosto incline a trascurare la ricercatezza dei dettagli, per la strategia compositiva di estrazione nordica dove, ad emergere, sono principalmente le masse intagliate senza rifiniture.
Una scultura “medioevale” dal sapore acre, la presentazione di una scolastica contadina che si impone per maestosità appena abbozzata e non per raffinatezza di modellato, restituita alla materia naturale del legno di noce, di cirmolo o di ulivo.
Una plastica che utilizza linguaggi archetipi e per la quale proviamo a tratti una necessità di distacco, una personalità schematica che dispone per un naturalismo travolgente e che indugia nel segno di una iconografia tradizionale.
La tracciatura irruente dei segni, la definizione dei corpi come si trattasse di simbologie antiche, riportano la nostra osservazione verso lidi ruvidi ai quali non siamo più abituati, ma che con decisa disposizione lasciano riaffiorare materie cariche di sincerità e di struggente pathos di estrazione romanica. Una mostra capace di porsi come riscoperta dello spirito arcaico della montagna.
Alessandro Togni