HERMANN, GEOMETRIE DEI PASSAGGI SUPERIORI di Alessandro Togni
Una teoria della conoscenza sensibile. Così definirei nella sua interezza la manifestazione artistica di Hermann, comprendendo in questa affermazione non solo il profondo influsso formale da lui apportato alla visione per immagini interpretate, ma anche il contributo di espansione percettiva per ultraimmagini che attraverso le sue invenzioni grafiche, pittoriche, scultoree è riuscito a determinare. E proprio dentro le sue indagini estetiche massivamente espresse con innumerevoli tecniche e produzioni sperimentali si ritrova il grande e profondo interesse per un processo di trasformazione del visibile, che non contempli esclusivamente la porzione del reale in quanto reale ma, indirizzi il nostro sguardo e la nostra psicologia verso elementi esteriori fatti di punti, linee, superfici e volumi, dinamicamente in azione per divenire qualcosa d’oltre, più lontano e a tratti indescrivibile. La qualità artistica di Hermann è sempre apparsa manifesta e subitamente esplicita già dalle composizioni progettuali elaborate con disegni risolti mediante linee poste in essere quasi in maniera intuitiva, dentro grovigli caotici e labirintici, come se l’intento fosse quello di restituire complessità alle scene stilizzate di un mondo inteso in forma di “cantiere delle idee”. Le sue brevi linee così posizionate evocano impalcature provvisorie, moduli sopra i quali potersi muovere, salire e passeggiare per trovare nuovi punti d’osservazione. Sono il leit-motiv della sua curiosità intellettuale, il segno distintivo di una ricerca progressiva verso la quale ha indirizzato tutte le sue facoltà al fine dell’invenzione. In questa intelaiatura ascensionale risolta con tratti positivi e/o negativi, si è sempre verificata una condizione completamente scevra da contesti disordinati, anzi! Ad osservare con attenzione, si comprende quanto la tensione delle forme e delle linee non si verifichi se non rimanendo in un contesto entropico di estrazione decisamente razionale e se una componente risulta percepibile a prima vista questa è relativa all’utilizzo delle spazialità, nella loro densità segnica o nella loro presenza vuota, come se la questione importante fosse esclusivamente la loro relazione, nel perfetto equilibrio. Lo spazio, occupato dalla forma visibile mai lasciata nella sua naturalezza ma sempre indicata nella sua trasposizione stilizzata, quasi al limite per divenire materia astratta, sembra contenere non solo gli elementi “terrestri”, ma anche animarsi dentro una condizione antigravitazionale dove sono contenuti gli innumerevoli segni come fossero in sospensione. Strutture segniche, pattern seriali che si manifestano come organismi scaturiti dalla mente di un artista non solo disposto a considerare gli elementi dell’animo umano ma anche a perseguire indagini per il superamento delle frontiere della realtà. Una specie di intelligenza quella di Hermann, capace di assecondare arte e scienza, in un moto evolutivo reso possibile mediante una volontà di ricerca prossima al design; mentre si contempla la parte interiore del proprio essere, unitamente si osserva anche la funzione delle cose, intuendo la meccanica dell’universo. E’ nel rapporto fra bianco e nero, in questa condizione neoclassica di concezione Sublime, nella sintesi esclusivamente mentale che, Hermann, trova soluzione pratica, disponendo per una ulteriore comprensione delle leggi fisiche. Eppure la sua forma espressiva non appare così distante dalle affermazioni sognanti di Juan Mirò, ed ancora più vicine sembrano le ipotesi interpretative redatte da Paul Klee. In questo senso, a tratti, sembra emergere anche una linfa favolistica, indicata principalmente nell’impiego evanescente delle liquide trasparenze dell’acquerello. E alla stessa maniera appare anche il trasporto emozionale e lirico, pure se le opere di Hermann non sembrano voler facilitare la rappresentazione di contesti narrativi espliciti. La sua arte quindi appare anche disposta a rappresentare le personali condizioni dell’inconscio, svela il suo trasporto sentimentale, indugia sulla sua figura poetica, mentre la componente di organizzazione e di controllo rimane in disparte. Una mente biunivoca quella di Hermann, in viaggio dentro le “geometrie dei passaggi superiori”, rivolta con intensità e senza pregiudizio all’arte e alla scienza per approssimarsi sempre più attraverso l’esperienza alla comprensione del mondo.
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