Da questa mostra presso il Centro Studi Judicaria (Tione di Trento) viene fuori un Renato Ischia inedito, ma anche molto molto particolare, visto di soppiatto mentre “produce” e pensa le sue opere, nel suo studio laboratorio nella casa avita in Vicolo Erto ad Arco, nel medioevale quartiere di Stranforio ai piedi della rupe del castello di Arco, dove appaiono insieme alle altre opere le sculture delle città sospese, quasi simulacri di un discorso sospeso ma che attende il momento giusto per riaprirsi, per ripartire. Nel percorso artistico di Renato Ischia è stato senza dubbio significativo, dopo l’influenza di fra Silvio al convento delle Grazie di Arco, il lungo periodo trascorso a Parigi, dalla fine degli anni Sessanta al 1980, un’esperienza ricordata e raccontata tuttora con estrema vivezza, per l’intensità dei rapporti che l’hanno contraddistinta, segnando profondamente il suo destino d’artista: il legame con Étienne-Martin, primo vero maestro, direttore dell’atelier di scultura all’Ecole Nazionale Supérieure des Beaux-Arts, l’amicizia con Apel les Fenosa, di cui sarà assistente dal 1970 al 1978. Le opere degli esordi testimoniano un’attenzione particolare per la figura umana, oltre che un interesse verso l’apporto teorico di Boccioni, con il quale condivide la concezione di una scultura, intesa come unità dinamica, in continuità con l’ambiente. Giocoliere del 1969 e Passaggio del 1971 hanno i contorni aperti e scomposti in un ritmico fluire di volumi in espansione, tuttavia, il lavoro che più chiaramente definisce questa fase di ricerca è Quattro direzioni di un mobile del 1979, che nei cataloghi delle mostre compare anche con il titolo Ritratto di nobildonna sopra un mobile postmoderno. Nel suo itinerario artistico si leggono diverse sfumature dal manierismo al futurismo, dall’espressionismo al Nouveau Réalisme. La poetica dell’artista può essere definita, ma forse a torto, “neomanierista” per la spettacolosa abilità tecnica, la estenuante raffinatezza del tratto, che indica sensualità allucinata o contraddizioni laceranti, sia nelle torri che nelle figurazioni successive.
La mostra è stata aperta dall’11 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022 con la visita di parecchie soci ed estimatori del mondo artistico judicariense.
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