Relazione storica e tecnica Affresco di Agrone
La Magnifica Comunità della Pieve di Bono, “Plebis Boni”, comunità esistita da tempo immemorabile fine alla fine del 1700, che comprendeva le Ville di: Cologna, Creto, Cusone, Levì, Prezzo, Por, Saviè, Bersone, Prasandone, Formino, Daone, Merlino, Praso, Sevror, Agrone, Frugone, Polsè, appartenevano al Concilio sotto il rio Revegler, Lardaro, Monte, Fontanedo, Tagnè, Anglone, Roncone e Pradibondo appartenevano al Concilio sopra Revegler, aveva la sua sede in una casa di Frugone. “Nella Villa di Frugone nella sala del Magnifico Comune Generale della Pieve di Bono, ove il Sindico è solito convocare lì Magnifici Consoli o Consiglieri di tutte le Terre e
Comunità di detta Pieve, a trattare lì affari della medema Pieve.” A tal riguardo, Cesare Battisti nella Guida delle Giudicarie scrive: “Vi sono a sera di Agrone, sulla via vecchia, alcune case che costituiscono la frazione di Frugone, l’antico Concilio della Pieve di Bono.”, mentre Aldo Gorfer, nelle Valli del Trentino, scrive: “ Da Agrone una strada sale a Frugone, dove anticamente si
riuniva il Consiglio della Magnifica Comunità Generale.”
Il paese di Frugone, ai giorni nostri è un agglomerato di case a sud-ovest di Agrone, frazione del comune di Pieve di Bono. La casa è chiamata volgarmente “ca dei Ros o dei Canele” dagli scotum
delle famiglie che la abitavano, fu scelta come sede della Magnifica Comunità, perché si trovava lungo l’antica via Imperiale, al centro dei due Concili, quindi comoda da raggiungere, inoltre, da Frugone partiva un sentiero che passando per Prasandone si biforcava, da uno si scendeva a Bersone e Formino, e dall’altro si saliva a Praso, da dove si raggiungeva Daone.
La casa tuttora esistente, è antica, su una trave che sporge nel davanti per quasi un metro vi è incisa la data 1420, pur con qualche restauro, ne conserva ancora le vestigia antiche. Il caseggiato lungo una trentina di metri, costruito in leggera salita, è addossato ad un costone roccioso.
Sulla facciata campeggia un pregevole affresco sacro di autore ignoto, databile fine XV/inizi XVI secolo, che raffigura la Madonna in trono che allatta il Bambino Gesù, affiancata da San Rocco.
Il restauro è stato compiuto nell’estate dell’anno 2021 da Alessia Segala di Carisolo.
L’intervento ha comportato un’iniziale pulitura della superficie pittorica, la rimozione di vecchie stuccature e parti cementizie e il successivo riempimento di fessurazioni con finitura finale con materiali dell’epoca. Dopo la stabilizzazione delle superfici decorate e l’esecuzione di piccoli fori per il consolidamento e il fissaggio della pellicola pittorica con speciali resine, si è provveduto con pennello e colore alla reintegrazione delle parti mancanti e delle usure delle stuccature con tecniche di restauro specifiche, fino ad ottenere un buon risultato finale.
In tanti angoli dei nostri paesi sono presenti ancora oggi moltissimi segni di arte sacra e profana di notevole interesse storico e artistico e purtroppo in alcuni casi queste opere rischiano di finire irrimediabilmente perdute per via del tempo e dell’incuria.
Da sempre tra le attività del Centro Studi Judicaria un posto importante è occupato dalla salvaguardia di questo importante patrimonio iconografico attraverso ricerca, sensibilizzazione e campagne di restauro.
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